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Da Persico Elena

Verona 1869 - Affi (VR) 1948
  • di
    Alessandra Tessari, 2024

Elena da Persico è un’esponente di primo piano del movimento cattolico della prima metà del Novecento e attraverso la sua attività di giornalista e conferenziera rivendica la centralità dell’azione femminile nella famiglia e nella società. Nel suo impegno a tutela del lavoro femminile si adopera per il superamento del patronato e delle unioni professionali miste di tipo corporativo, in favore di un’organizzazione del lavoro fondata sul sindacalismo cristiano. Promuove la costituzione delle leghe dei consumatori per stimolare la partecipazione attiva dal basso e contribuire alla tutela del lavoro femminile attraverso scelte di consumo consapevoli. Afferma la centralità della formazione nella questione del lavoro femminile.

contesto familiare

Elena da Persico nasce a Verona il 17 luglio 1869 dal conte Carlo III da Persico e dalla contessa Maria Barbavara di Gravellona, dama di corte della regina Margherita di Savoia. Nell’Alto Medioevo la casata da Persico governa i ducati di Mantova e Sabbioneta e agli inizi del Quattrocento un ramo della famiglia si insedia nella città degli Scaligeri, all’epoca sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Attraverso un’accorta politica matrimoniale i da Persico entrano nella cerchia delle famiglie più influenti dell’area veronese fino a consolidare definitivamente il proprio potere nel 1719, quando Carlo I da Persico ottiene l’investitura della contea di Affi dal Senato della Serenissima. Nel 1818 un altro esponente della famiglia, Giovambattista, assume un ruolo pubblico di peso in seguito alla nomina di podestà di Verona, una roccaforte militare di importanza strategica per il governo austriaco. Anche la casata dei Barbavara di Gravellona è molto influente e partecipa attivamente alla vita politica del neonato Regno d’Italia quando il conte Giovanni, il nonno di Elena da Persico, viene nominato senatore e poi Ministro delle Poste.

Nella seconda metà dell’Ottocento, malgrado il consistente patrimonio immobiliare, distribuito tra Affi e Verona, la famiglia da Persico non gode di una solida posizione economica. L’annessione al Regno d’Italia, nel 1866, espone le province venete alla concorrenza delle aree del Regno che hanno già sviluppato un’agricoltura di tipo capitalistico e un moderno settore manifatturiero, sulla scia del processo di industrializzazione che si va diffondendo in Occidente. Come molti nella sua posizione, il conte Carlo III da Persico continua a gestire i suoi possedimenti fondiari secondo un approccio tradizionale, mentre crescono le spese per il sostentamento dei suoi sei fratelli minori rimasti celibi. Nonostante la liquidazione di parti consistenti del patrimonio famigliare, permangono le difficoltà finanziarie e nel 1878 il conte rinuncia alla carica di sindaco di Affi per trasferirsi a Milano dove, con il sostegno del suocero, trova impiego come rappresentante della Società di Navigazione Generale Italiana (Gazzetta 2005: 12-14).

formazione  professione e impegno sociale

La giovinezza di Elena da Persico si snoda tra Milano, Affi e Verona. Dopo aver studiato presso la scuola femminile privata delle sorelle Patuzzi ad Affi, frequenta a Milano le scuole Ghislanzoni delle suore Orsoline, dove apprende il francese, l’inglese e il tedesco, e nel 1890 consegue il diploma magistrale a Como. L’anno successivo si iscrive all’Accademia scientifico-letteraria di Milano e ottiene l’abilitazione all’insegnamento della lingua francese negli istituti secondari. All’insegnamento, però, preferisce l’attività letteraria e ben presto si cimenta in scritti di natura religiosa, traduzioni dal francese e dal tedesco e in romanzi dai risvolti prettamente educativi. Coltiva il suo interesse per la letteratura e la filosofia medievale, mentre la lettura assidua di testi religiosi, così come l’esempio materno, alimentano in lei una fede profonda che la spinge ad impegnarsi in favore dei più poveri seguendo il principio della “contemplazione nell’azione” (Diario, dicembre 1911). Nel 1903 sceglie la vita consacrata e nel 1910 fonda a Verona una scuola femminile di religione; di lì a poco avvia il progetto di un nuovo ordine religioso, l’Istituto Secolare “Figlie della Regina degli Apostoli” per donne laiche consacrate e impegnate nel sociale, che riceve riconoscimento ufficiale nel 1931.

Dopo la morte del padre, nel 1892, la situazione economica famigliare diventa sempre più precaria; Elena da Persico inizia a collaborare con quotidiani e periodici di estrazione cattolica e, considerando l’attività di giornalista come un’opera di apostolato, vi si dedica con grande impegno malgrado la contrarietà della famiglia. Entra così in contatto con diverse esponenti di spicco del movimento cattolico femminile tra cui l’aristocratica napoletana Vincenzina de Felice Lancellotti, Maria Baldo Maggioni, Elisa Salerno, Adelaide Coari e la principessa Cristina Giustiniani Bandini. Nel 1901 pubblica alcuni articoli sulla rivista femminile cristiana L’Azione Muliebre e ne assume la direzione nell’agosto del 1904, mantenendola fino alla morte nel 1948. Il suo è un giornalismo militante, realizzato anche attraverso una rivista confessionale che argini l’associazionismo femminile laico e socialista: “una rivista di buon livello, strumento di formazione religioso-culturale e di circolazione delle idee per le donne cattoliche dei ceti medio-alti” (Gazzetta 2005: 29), che sia per loro un valido supporto nella cruciale attività di educatrici. A tal fine scrive di religione, politica, economia, di questioni sociali e di costume, per cui la rivista non solo tratta “tutti i problemi della vita moderna” (L’Azione Muliebre, dicembre 1922), ma alimenta anche dibattiti sui temi caldi della politica, come il suffragio femminile, e promuove numerose iniziative in campo sociale. Nel 1941 la rivista viene sospesa dal regime fascista e riprende la normale attività solo nel 1946; nel frattempo, Elena da Persico pubblica saltuariamente l’opuscolo Luci e ombre di vita femminile per mantenere vivo il legame con le sue abbonate.

Il suo interesse per la condizione femminile la spinge ad impegnarsi in prima persona. Sin dagli anni giovanili trascorsi a Milano entra in contatto con le moderne forme di organizzazione femminile dell’area lombarda, contribuendo alla fondazione dell’Opera per la Protezione della Giovane nel 1902 e adoperandosi come patronessa della Società Nazionale di Patronato e Mutuo Soccorso. Inoltre, si documenta puntualmente sulle iniziative e istituzioni a difesa della donna create dal movimento femminile all’estero, facendone poi resoconti dettagliati che pubblica su L’Azione Muliebre o che divulga come conferenziera; in tal modo, stimola l’interesse e il confronto sulla questione femminile e sui progressi già realizzati altrove. Aderisce anche all’Unione Economica Sociale Italiana, un’organizzazione del movimento cattolico che promuove le associazioni impegnate nel programma economico-sociale cristiano.

Da qui originano i suoi sforzi per la nascita del comitato veronese dell’Opera per la Protezione della Giovane nel 1907 così come delle scuole di economia domestica e, nel 1909, della Società di Mutuo Soccorso “Filo d’oro”, la prima nella realtà veronese. Nel 1910 la società conta 80 socie effettive, tra operaie e maestre, e 17 patronesse che procurano commissioni, direttamente o tramite le proprie reti di relazioni, vigilano contro il ricorso al lavoro notturno o festivo e assicurano alle socie pagamenti regolari e dignitosi (Gazzetta 2005: 99). Si dedica altresì alla fondazione dell’Opera delle Maestre Rurali e dell’Associazione per le madri e vedove di guerra nel 1916 e l’anno successivo viene coinvolta dal Prefetto di Verona nel Comitato di propaganda per la limitazione dei consumi in tempo di guerra. Nell’Opera per la Protezione della Giovane riversa un impegno particolare come consigliera nazionale e poi come delegata del comitato italiano alla sede di Friburgo; nel 1913 partecipa al congresso internazionale di economia domestica in Belgio in qualità di rappresentante dei comitati nazionali dell’Opera e nel 1926 assume la carica di presidente provinciale della stessa. Numerose sono poi le associazioni legate al sindacalismo cattolico che promuove e sostiene in tutto il Paese.

il pensiero economico

Nel 1906 Elena da Persico incontra Giuseppe Toniolo, sociologo ed economista, presidente dell’Unione Popolare, all’epoca una delle organizzazioni principali dell’associazionismo cattolico. Ne diventa collaboratrice fidata su raccomandazione di papa Pio X che la descrive come “collaboratrice intelligente e sperimentata, di sicura fede cattolica” (Boni 2023: 279). Insieme a Toniolo organizza le Settimane sociali, nel 1908 partecipa al processo di costituzione dell’Unione Donne Cattoliche d’Italia (UDCI) e riceve dallo stesso Toniolo “il ruolo ‘femminile’ nel movimento cattolico” (Martini 1993: 23), nonché il compito di curarne l’organizzazione per l’Italia settentrionale. Nei primi tempi L’Azione Muliebre diventa la rivista ufficiale dell’UDCI ed Elena da Persico svolge l’intensa attività di conferenziera di cui si è detto in nome della stessa associazione, un incarico che porta avanti fino agli ultimi mesi del 1909, quando vi rinuncia per divergenze inconciliabili con la presidenza di Cristina Giustiniani Bandini. Tuttavia, nel 1919 ritorna nel consiglio centrale dell’UDCI e nel 1922 viene nominata consigliera nazionale di cultura dell’Unione Femminile Cattolica. Dopo la morte di Toniolo, nel 1918, la vedova Maria Schiratti la incarica di scriverne la biografia in virtù del rapporto di stima e di profonda amicizia che la lega alla famiglia del professore.

Sotto la guida di Toniolo si dedica allo studio della sociologia e dell’economia: gli scritti del professore, in particolare il Trattato di Economia Sociale, sono un prezioso supporto all’attività pubblica che la impegna sempre di più. In numerose occasioni esprime il suo debito di riconoscenza nei confronti del “maestro”, apprezzandone soprattutto l’orientamento tomistico poiché “Trattando poi unicamente e rigorosamente di scienza, il Professore ha eretto un monumento al Cristianesimo” (Lettera a Maria Schiratti Toniolo del 10 agosto 1909). Attraverso le sue attività di conferenziera e di giornalista contribuisce significativamente alla divulgazione delle teorie del suo maestro e si impegna, in particolare, affinché trovino concreta applicazione le sue idee sull’associazionismo. Nel suo studio “La questione femminile in Italia e il dovere della donna cattolica” da Persico si rifà al sistema sociale di Toniolo, in antitesi ai modelli proposti dal liberalismo e dal socialismo, per difendere una concezione della società fondata sulla famiglia organizzata secondo una ripartizione gerarchica dei ruoli: la donna, in qualità di moglie e madre, ha la funzione cruciale di educatrice e regolatrice del consumo domestico, mentre l’uomo è responsabile della produzione vera e propria. Ne deriva una chiara opposizione, almeno in linea di principio, ai lavori che impegnano la donna al di fuori delle mura domestiche, in particolare nelle fabbriche.

Riconosce, però, un’importante funzione sociale alla donna impegnata nelle opere di beneficenza, perché sono da considerarsi “un’estensione delle funzioni domestiche”. In particolare, raccomanda un’attiva partecipazione all’organizzazione di associazioni femminili come “unioni professionali, leghe, patronati, casse di mutuo soccorso e di maternità, leghe di compratori, istituzioni per far rivivere le industrie locali e tutti quegli altri sodalizi od istituzioni […] le quali mirino alla difesa dei diritti, all’integrità del costume, alla educazione ed elevazione morale e civile delle moltitudini femminili”, perché  il bene materiale è da intendersi come presupposto del bene morale (1909, 32). In tal senso, attribuisce un fine superiore alle istituzioni economiche e sociali che si battono per migliorare le condizioni degli ambienti di lavoro delle donne, per ottenere una giusta retribuzione e un orario di lavoro che contempli il riposo notturno e festivo, preservandole così “dalle tentazioni legate alla povertà che le impedisce di vivere onestamente” (1909, 43) e le consentono di non trascurare le cure domestiche.

Allo stesso tempo, seguendo le indicazioni della Chiesa di Pio X, Elena da Persico disapprova le istanze per i diritti che potrebbero pregiudicare il ruolo domestico delle donne e si dichiara contraria alla loro partecipazione alla vita politica, opponendosi così le rivendicazioni provenienti dai movimenti di ispirazione liberale, democratica e socialista. Si riconosce, quindi, nelle posizioni del movimento cattolico ortodosso, rifiutando le idee del modernismo, del femminismo liberale e socialista e dello stesso femminismo cristiano del primo Novecento, reo non solo di mostrare un’eccessiva apertura verso le istanze di un impegno sociale femminile svincolato dalle tradizionali forme di assistenza di matrice religiosa, ma anche di essere troppo propenso alle “alleanze, i compromessi, le riverenze con chi dichiarò guerra a Dio ed alla Chiesa” (Relazione al Congresso Cattolico Nazionale di Studi e attività sociali di Brescia, 6-13 settembre 1908). Considera con sospetto il movimento per l’emancipazione femminile perché legato ad ambienti contrari al cattolicesimo che allontanano le donne dalla pratica religiosa e propone il modello biblico di donna forte in contrapposizione alla donna emancipata che lavora fuori casa.

In perfetto accordo con l’enciclica Rerum Novarum che condanna il lavoro femminile extradomestico, Elena da Persico sostiene il lavoro a domicilio che durante la Grande Guerra vive una fase di forte espansione trainata dalla domanda di abbigliamento militare; si moltiplicano i laboratori di cucito e confezioni che impiegano le tante donne rimaste sole con figli a carico. Come Toniolo, sottolinea che dal lavoro a domicilio nascerà “una classe media autonoma [..] che serva di sfogo alle affollate officine e temperi la strapotenza del capitale” (L’Azione Muliebre, settembre 1910) e che in tal modo possa smorzare i contrasti tra capitalisti e salariati. Tuttavia, denuncia le condizioni di sfruttamento cui sono sottoposte le lavoratrici a domicilio, così come del resto anche le operaie (L’Azione Muliebre, novembre 1910). In particolare, riconosce nella logica concorrenziale e nella scarsa preparazione professionale le cause principali dello sfruttamento femminile. Nell’articolo “Per le lavoratrici dell’ago” sul Corriere del Mattino del 3 febbraio 1917 sottolinea con enfasi:

[..] è la mancanza di intesa tra le diverse scuole, la concorrenza che queste si fanno nella rovinosa caccia al cliente e ciò mentre le scuole sorgono sempre più numerose e generano la pletora di manodopera, primo elemento per favorire le speculazioni dello sfruttatore [..]. Le scuole di merletto si uccidono le une alle altre, quando poi sono così sfiorite da non poter più viver della propria arte s’aggrappano ad altri lavori e allora entrano in concorrenza anche con altre categorie di lavoratrici dell’ago e la lotta e la distruzione intestina divengono generali (Tascone, Castenetto 2018:63)

In alternativa, propone un sistema basato su alleanze che non solo contrastino gli abusi, ma favoriscano ulteriori specializzazioni e quindi prodotti di qualità e retribuzioni adeguate. L’Azione Muliebre riserva ampio spazio agli articoli sulle associazioni che promuovono l’organizzazione delle lavoratrici, come le Società di Mutuo Soccorso e le Unioni Professionali. Nel 1908 Elena da Persico si adopera in prima persona per la costituzione di unioni professionali tra le operaie di Vigevano e poi tra le sarte di Verona; nel 1909 è la volta delle merlettaie di Burano e nel 1919, in mezzo alle difficoltà del dopoguerra, promuove l’Unione Professionale dell’Ago a Verona come sezione dell’omonimo sindacato milanese. In tal modo favorisce il concreto superamento delle aggregazioni corporative miste, di lavoratori e datori di lavoro, a lungo appoggiate dal movimento cattolico come strumento per evitare la lotta di classe. Del resto, anche L’Azione Muliebre aveva sempre espresso posizioni favorevoli alle unioni professionali miste, osteggiando apertamente l’associazionismo sindacale, ma sotto la direzione di Elena da Persico si assiste ad un cambio di rotta perché, come lei stessa ricorda citando le parole dell’abate Vossen alla festa del sindacato cristiano in Belgio, “senza sindacati la legislazione sociale è votata all’impotenza” (L’Azione Muliebre, settembre 1910). Nel suo “Studio sul lavoro a domicilio” dichiara: “Leghiamo tra loro le operaie in sindacati, perché lungi dal farsi concorrenza si intendano fra loro sulle questioni del loro lavoro – leghiamo tra loro le padrone di buona volontà, perché del loro desiderio di trattare equamente le loro operaie non debbano rimaner vittime per la concorrenza mossa loro da altre padrone meno eque” (L’Azione Muliebre, novembre 1910).

Parimenti, sottolinea la necessità di fare rete tra unioni professionali, leghe, patronati, casse di mutuo soccorso e di maternità poiché “un’intesa tra queste associazioni potrebbe ottenere doppi risultati da quelli che ora si ottengono”, anche perché spesso le diverse associazioni si danneggiano a vicenda mentre lottano per raggiungere i propri obiettivi (Relazione al Congresso Cattolico Nazionale di Studi e attività sociali di Brescia, 6-13 settembre 1908). Enfatizza l’importanza delle federazioni nazionali “per riuscire col numero a far pressione sui pubblici poteri” per le questioni di interesse comune a tutte le lavoratrici e nel 1909 propone la creazione di una federazione nazionale delle unioni professionali cattoliche, seguita nel 1913 dalla federazione delle società di mutuo soccorso. Auspicando una collaborazione con le associazioni delle lavoratrici, propone anche la nascita delle leghe dei consumatori per indirizzare il comportamento dei produttori attraverso le scelte di consumo. In “Pro riposo festivo” evidenzia che “[..] come compratrici noi siamo una forza per il bene [...] presso i laboratori, le fabbriche, le scuole di cucito [..] mostrando chiaramente preferenza a chi fa osservare dai propri dipendenti il riposo festivo” (L’Azione Muliebre, giugno 1905). Un chiaro invito, dunque, alla partecipazione attiva e consapevole dal basso, seguendo l’esempio virtuoso di Francia e Stati Uniti, dove grazie alle leghe dei compratori le condizioni dei lavoratori sono indubbiamente migliorate.

In definitiva, per quanto le sue posizioni siano nel complesso molto tradizionali, se non intransigenti, Elena da Persico si mostra aperta al cambiamento nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, che deve essere improntata al sindacalismo cristiano e alla collaborazione a vari livelli tra i diversi soggetti interessati. Per lei l’opera di patronato è da considerarsi ormai superata e bisogna farvi ricorso quando non si può fare altrimenti: “dove tali unioni [professionali] o leghe per la rappresentanza delle operaie non potessero sorgere ecco i patronati, educatori delle operaie e semenzai di leghe” (1909, 34). Il sostegno ai sindacati femminili diviene motivo di contrasto con Cristina Giustiniani Bandini che invece considera insostituibile l’influenza del patronato sulle organizzazioni femminili, in piena sintonia con la tradizionale posizione della Chiesa. In realtà, il movimento cattolico già da qualche anno si stava muovendo in favore delle unioni semplici di tipo sindacale, unioni che lo stesso Toniolo, pragmaticamente, riconosceva come necessarie “per sottrarre i lavoratori dall’influsso socialista” (Passoni 1991: 55).

Tuttavia, Elena da Persico ammette anche le notevoli difficoltà riscontrate nel realizzare queste forme di associazione femminile, non solo per una naturale diffidenza delle lavoratrici che non colgono appieno “la forza dell’unione”, ma anche perché spesso non sono specializzate, cambiano lavoro con troppa facilità ed è quindi raro che tra loro nasca uno spirito di corpo. La formazione è quindi un elemento centrale nel suo approccio alla questione del lavoro in quanto presupposto per svilupparne sia la qualità che l’organizzazione, ma l’originalità del suo pensiero risiede nel fatto che non si limita a considerare la sola conoscenza pratica. Nell’articolo “L’educazione della donna popolana” sottolinea infatti che “sarà difficile gareggiare con chi è istruito” e che bisogna promuovere la formazione in senso lato (L’Azione Muliebre, gennaio 1922). Accanto ai corsi di formazione per potenziare le competenze specifiche, propone dunque strumenti diversi come l’abbonamento al giornale La lavoratrice e corsi gratuiti di varia natura (disegno, contabilità, lingue, canto, etc.), “per cui sarà dato loro [alle donne] ogni mezzo per coltivarsi e, accrescendo le proprie cognizioni, mettersi in stato di migliorare anche le loro condizioni” (Conferenza per la Società Nazionale di Mutuo Soccorso Roma 12 febbraio 1905).

Nel suo scritto “Contro l’analfabetismo” invita anche a ripensare la formazione attraverso un’idea di scuola diversa, così da “sostituire al concetto e all’organismo della scuola elementare la scuola popolare che deve essere organica nella sua costituzione passando tra i diversi gradi dall’asilo di infanzia alla scuola diurna di sei anni; alla scuola serale e festiva e alla scuola complementare o professionale” (L’Azione Muliebre luglio 1907). Inoltre, auspica maggiori investimenti statali nell’istruzione e invita il Governo a “riparare con provvedimenti speciali alle speciali condizioni di talune regioni” (Martini 1993: 20-21). Parallelamente, ravvisa l’importanza delle iniziative educative popolari che provengono dai circoli operai e di studio, dagli oratori e dalle numerose associazioni sparse sul territorio. Si impegna in prima persona per la fondazione dei Circoli Femminili di Cultura e per la diffusione delle Biblioteche Circolanti perché riconosce “il bisogno di esilararsi che ha lo spirito dell’operaia, tediata dal lavoro monotono e quasi meccanico delle fabbriche, assetata anch’essa di ciò che è bello, il bisogno di coltura della sua mente, che in mezzo a tanto progresso di quest’epoca [..] non può rimanere  troppo indietro da ciò che la circonda” (Conferenza per la Società Nazionale di Mutuo Soccorso, Roma, 12 febbraio 1905).

Allo stesso tempo, Elena da Persico guarda con attenzione anche alle difficili condizioni delle contadine e anche per loro auspica lo sviluppo di dinamiche improntate all’associazionismo e ad una maggiore collaborazione. In accordo con i principi del ruralismo, tra il 1918 e il 1930 dirige la rivista L’Amica delle contadine ove sottolinea con forza l’importanza del lavoro nei campi e la nobiltà di chi si vi s’impegna. Propone la costituzione di circoli intesi come “specie di leghe tra le contadine, per acquistare tutte insieme la maggior abilità nella loro professione ed imparare tutte quelle industrie che utilizzano in tutti i modi un prodotto”, a cui si aggiungono vantaggi pratici legati agli acquisti in comune delle materie prime, alla ricerca comune di sbocchi per i prodotti o ancora alla creazione di una cassa di mutuo soccorso (L’Amica delle Contadine, luglio 1919). Inoltre, sul Corriere del mattino del 15 marzo del 1916 dichiara che i circoli sono responsabili della formazione delle contadine, essenziale perché permette loro di innovare e di comprendere appieno il valore del prodotto, mentre “Senza istruzione avremo sempre le colture empiriche di oggi, le quali, oltre a non rendere, non danno soddisfazione a chi le esercita” (Tascone, Castenetto 2018:67). A suo avviso il modello si era già dimostrato un successo altrove, in particolare in Belgio, dove i circoli si erano diffusi prima della Grande Guerra: nel 1913 il Governo belga dichiarava che “la sola industria del latte, esercitata dalle contadine per mezzo dei loro circoli, rendeva di più di tutto l’esercizio delle ferrovie” (Tascone, Castenetto 2018:66).

politica

Elena da Persico si oppone con decisione al suffragio femminile e sostiene, invece, il voto famigliare “come rispondente alle esigenze naturali” (Passoni 1991:47). Tale posizione deriva non solo dalla sua concezione della famiglia e del ruolo della donna nella società, ma anche dalla ferma obbedienza alla posizione ufficiale della Chiesa (Diario 26 luglio 1891), a lungo contraria al voto per le donne. Nell’articolo “Verso il suffragio femminile” Elena da Persico ribadisce il suo giudizio negativo sulla partecipazione femminile alla vita politica perché rischia di essere un ostacolo “all’esercizio della missione femminile e all’unità della famiglia” (L’Azione Muliebre, agosto 1917). Tuttavia, quando con la legge 19 luglio 1919 n. 1176 viene abrogata l’autorizzazione maritale, i tempi sembrano ormai maturi per il riconoscimento del diritto di voto alle donne. Nel 1919 aderisce alla sezione femminile del neonato Partito Popolare di don Luigi Sturzo che è favorevole al suffragio femminile e, seppur contraria, adotta un atteggiamento pragmatico invitando le donne alla partecipazione politica attiva.

Il 21 ottobre del 1945 papa Pio XII dichiara che il voto femminile è un mezzo necessario per difendere la famiglia ed i valori tradizionali, posizione che Elena da Persico sostiene direttamente nell’articolo “Tutte in Piedi!” (L’Azione Muliebre aprile 1948). Lei stessa si impegna direttamente in politica nel 1946, a 77 anni, quando viene eletta consigliere provinciale della Democrazia Cristiana a Verona e consigliere comunale dello stesso partito ad Affi. Muore il 28 giugno del 1948 ad Affi e il 12 giugno del 1963 l’autorità ecclesiastica autorizza l’inizio del processo diocesano per la causa di beatificazione e canonizzazione (Ederle gennaio-febbraio 1964, 38). Alla chiusura del processo diocesano di Verona, il 1° febbraio 1969 viene proclamata “serva di Dio” e l’8 luglio del 2014 papa Francesco la dichiara “venerabile”.

OPERE

Pubblicazioni

  • 1905. “Pro riposo festivo”. L’Azione Muliebre, giugno, pp. 355-357
  • 1907. “Contro l’analfabetismo”. L’Azione Muliebre, luglio, pp. 433-435
  • 1909. La questione femminile in Italia ed il dovere della donna cattolica. Siena, Tip. Editrice S. Bernardino
  • 1910a. “Studio sul lavoro a domicilio”. L’Azione Muliebre, settembre, 533-541
  • 1910b. “Nel campo del lavoro. Il lavoro a domicilio”. L’Azione Muliebre, novembre, pp. 652-656
  • 1912. “Istituzioni femminili. Circoli di contadine”. L’Azione Muliebre gennaio 1912, pp. 53-55.
  • 1917b. “Verso il suffragio femminile”. L’Azione Muliebre, agosto, pp. 425-431
  • 1919. “Se fossimo unite! I circoli di contadine”. L’Amica delle Contadine, luglio, pp. 1-2
  • 1920a. “Un progetto di legge e un decreto”. L’Azione Muliebre, marzo, pp. 113-116
  • 1920b. “Attualità sociali. La terra ai contadini”, in L’Azione Muliebre, aprile, pp. 195-197
  • 1922a. “L’educazione della donna popolana”. L’Azione Muliebre, gennaio, pp. 46-50
  • 1922b. “Come sarà l’Azione Muliebre”. L’Azione Muliebre, dicembre, pp. 634-638
  • 1929. La vita di Giuseppe Toniolo. Mantova, Gruppo Buona Stampa
  • 1948. “Tutte in Piedi!”. L’Azione Muliebre, aprile, pp. 1
  • 1993. Diario. Milano, Glossa

Attività a carattere economico

  • 1902. Opera per la Protezione della Giovane. Milano
  • 1907. Opera per la Protezione della Giovane. Verona
  • 1907. Scuola di economia domestica. Verona
  • 1908. Unione sindacale tra operaie. Vigevano
  • 1908. Unione sindacale tra sarte. Verona
  • 1909. Unione sindacale tra merlettaie. Burano
  • 1909. Società di Mutuo Soccorso “Filo d’oro”. Verona
  • 1916. Associazione per le madri e vedove di guerra. Verona
  • 1917. Comitato di propaganda per la limitazione dei consumi. Verona
  • 1919. Unione sindacale dell’Ago. Verona

Traduzioni

Manoscritti e altri documenti

BIBLIOGRAFIA

  • Boni, Donatella. 2023. “Elena da Persico. Veronesi illustri in Europa e Verona centrale nella storia, XX, pp. 277-292.
  • Ederle, Guglielmo. 1964. “Elena da Persico”. Vita Veronese, gennaio-febbraio, pp. 38-39.
  • Gazzetta, Liviana. 2005. Elena da Persico. Sommacampagna, Cierre.
  • Martini, Maria Eletta. 1993. “Alcune riflessioni su Elena da Persico e la sua collocazione nella storia del movimento cattolico”. In AAVV. L’impegno sociale di Elena da Persico. Roma, Editrice A.V.E.
  • Mazzuconi, Daniela. 1993. “L’impegno di Elena da Persico per le donne e per il loro riscatto sociale”. In AAVV. L’impegno sociale di Elena da Persico. Roma, Editrice A.V.E.
  • Passoni, Aldo. 1991. Elena da Persico: una donna nella storia. Roma, Editrice A.V.E.
  • Tascone, Carmela; Castenetto, Dora. 2018. Pensare e operare nella storia. La formazione della donna negli scritti di Elena da Persico. Milano, ITL srl
  • Martini M.E., “Alcune riflessioni su Elena da Persico e la sua collocazione nella storia del movimento cattolico”, in AAVV. 1993. L’impegno sociale di Elena da Persico. Roma, Editrice A.V.E.

FONTI ARCHIVISTICHE

  • “Archivio Elena da Persico”, Affi, Verona

SITOGRAFIA

Immagini

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