Emilia Toscanelli Peruzzi fu una figura centrale nel dibattito culturale e politico della Toscana nella seconda metà del XIX secolo. Attraverso il suo salotto e la sua rete di contatti, esercitò un’influenza significativa sulla diffusione del pensiero economico liberale e sulla formazione di una élite dirigente per il neonato stato italiano. Tra i suoi «protégé», economisti e politici quali Pareto, Sonnino, Genala e Fontanelli. Gli sforzi della cerchia riunita ai coniugi Peruzzi, per la riforma del sistema elettorale in senso proporzionale e per un liberalismo economico basato sull’analisi empirica dei dati, fallirono, ma gli ideali propagati nel salotto continuarono a sopravvivere nell’opera dei giovani per i quali la sua frequentazione fu una vera e propria scuola di pensiero.
Emilia Toscanelli, nata nel 1827 a Pisa, era figlia di una famiglia mercantile di recente nobilitazione, con radici nel Canton Ticino. La sua famiglia aveva legami con la famiglia Bonaparte attraverso la madre, Angiola Cipriani, da ciò la crescente influenza politica e l’arricchimento economico a inizio Ottocento. Emilia ricevette un’educazione di livello, imparando diverse lingue straniere come il francese, l’inglese e il tedesco. Tuttavia, il suo metodo di apprendimento preferito era la conversazione, più che lo studio solitario dei libri. Fin da giovane, Emilia fu una patriota con un profondo interesse per la politica. Leggeva assiduamente i giornali e seguì con passione le battaglie risorgimentali cui parteciparono i fratelli. Allora aderì ad una visione politica liberale e costituzionalista che non avrebbe mai tradito.
La morte prematura della madre, avvenuta quando Emilia aveva solo sedici anni, la pose di fronte alla complessa gestione della famiglia. Si occupò della conduzione della casa, che includeva il palazzo Lanfranchi Chiccoli a Pisa e la villa La Cava in campagna, supervisionando al contempo le attività culturali e intellettuali che vi si svolgevano. Questo ruolo le permise di sviluppare capacità organizzative e di leadership che si sarebbero rivelate fondamentali nella sua vita.
Nel 1850, Emilia sposò Ubaldino Peruzzi, appartenente ad una delle principali famiglie aristocratiche della Toscana e parte del circolo politico dei «moderati». Questo matrimonio segnò una svolta nella sua vita, introducendola al cuore del dibattito economico e politico italiano ed europeo. Iniziò così a studiare e discutere questioni economiche, sulle quali si mantenne sempre in linea con il pensiero del marito.
Ubaldino Peruzzi si era formato a Parigi come ingegnere minerario. Da quella esperienza formativa, riportò in Toscana una profonda volontà riformatrice che esercitò sia in politica che in economia. Per tutta la vita si sarebbe impegnato nella modernizzazione dell’economia toscana tramite investimenti nelle infrastrutture e nelle ferrovie. I principi dell’analisi sociologica empirica, che Ubaldino aveva imparato da Frédéric Le Play, li applicò, invece, allo studio dei mezzadri toscani. Liberale, Ubaldino fu anche portavoce di una riforma in senso proporzionale del sistema elettorale italiano.
Grazie al matrimonio, Emilia si affermò come una delle più influenti «salonnière» fiorentine della seconda metà del XIX secolo. Il suo salotto, che si teneva a Firenze in Borgo de’ Greci e nei mesi estivi nella villa dell’Antella, divenne un punto di riferimento per letterati, politici, aristocratici italiani e stranieri. A differenza di altri salotti, il suo non fu però un semplice luogo di incontro sociale, ma un vero e proprio laboratorio di azione politica. La sua fitta rete di corrispondenza, inoltre, le permetteva di mantenere nel tempo i contatti con i frequentatori del suo circolo e consolidare il suo prestigio.
Emilia utilizzò questa sua ampia rete di influenza per diffondere idee economiche liberali, in particolare quelle di Adam Smith e John Stuart Mill, e difendere l’implementazione di specifiche misure di politica economica improntate da un severo liberalismo. Il suo impegno maggiore fu nel sostenere il marito nella sua lotta contro il protezionismo e in favore di una rappresentanza politica proporzionale.
Uno degli strumenti più importanti, in questo senso, fu la formazione di una giovane élite politica per lo stato unitario italiano che condividesse il credo liberale della coppia. Emilia, in particolare, si dedicò alla selezione e alla formazione di giovani «protégé», in base a valori morali, idee e affiliazioni politiche. Mentre Ubaldino offriva opportunità d’impiego e raccomandazioni per viaggi di formazione all’estero, il ruolo di «patronessa» di Emilia includeva consigli sul carattere morale e su come migliorarlo ed un controllo, a volte scomodo, sulla pubblicazione degli scritti dei suoi protetti. Il ruolo formativo veniva esercitato anche tramite questionari per analizzare la personalità e le idee dei suoi interlocutori. Le domande, stampate in formulari standardizzati, venivano distribuite nel salotto ma anche tramite la rete di corrispondenze. Le risposte ai questionari erano discusse, poi, con quanti le erano vicini. Quello che all’apparenza era un gioco sociale, in realtà serviva a rivelare attitudini morali e idee politiche, che i giovani dovevano imparare a difendere in, talvolta, accese discussioni. Con ciò, il salotto di Emilia diventava, per i suoi protetti, una scuola di dibattito politico che li preparasse alle attività parlamentari.
Tra i giovani che si formarono nel salotto Peruzzi merita ricordare Vilfredo Pareto e Sidney Sonnino. L’ingegnere e futuro economista Vilfredo Pareto entrò in contatto con il salotto di Emilia in cerca di un ambiente stimolante per la discussione delle sue idee liberali e un trampolino per le sue ambizioni politiche. Mentre Ubaldino gli offrì diverse occasioni di lavoro, tentando anche, invano, di avviare una sua carriera politica, Emilia coordinò la pubblicazione dei suoi primi scritti e lo introdusse tra i suoi protetti. Pareto collaborò a tutte le iniziative del salotto, dall’impegno per la rappresentanza proporzionale, alle battaglie liberali contro la reintroduzione di dazi e la statalizzazione delle ferrovie. Discusse anche ampiamente il contributo degli altri giovani protetti di Emilia, Carlo Fontanelli, Francesco Genala e Sonnino, secondo uno spirito competitivo che era una delle caratteristiche del funzionamento del salotto. Senza che ciò niente togliesse all’amicizia che vi era, solida, tra tutti loro. Tanto che, ad esempio, Pareto collaborò con Carlo Fontanelli e Francesco Genala alla stesura di un opuscolo sulla rappresentanza proporzionale, tradotto, poi, anche in francese. Emilia non sempre apprezzava l’entusiasmo di Pareto per la causa liberale, quando questo lo portava a pubblicare scritti, spesso critici verso il governo italiano, e a promuovere iniziative al di fuori della sua sfera di influenza e di controllo. In più occasioni, Emilia rimproverò Pareto, poi, per il suo eccessivo rigore logico che andava a scapito dell’acume politico e della necessità di compromessi nell’avviare una carriera parlamentare. Tuttavia, la loro corrispondenza intensa (1.397 lettere tra il 1872 e il 1900) testimonia il profondo rapporto intellettuale e personale che li legò.
Sidney Sonnino ebbe con il salotto un’esperienza molto più limitata nel tempo, che niente toglie, però, alla sua importanza formativa. La corrispondenza con Emilia comprese 165 lettere tra il 1872 e il 1878. Il suo rapporto con Emilia, infatti, non sopravvisse alle critiche esercitate al ruolo che Ubaldino Peruzzi ebbe nella caduta della Destra Storica nel 1876. Significativo il fatto che Emilia, comunque, in questo breve lasso di tempo, avesse indirizzato la sua formazione specificatamente verso l’economia. Dietro indicazione di Carlo Fontanelli, Sonnino tradusse due importanti opere inglesi, On Labour di Thornton e Some Leading Principles of Political Economy di Cairnes, che furono pubblicate in una collana editoriale curata, per l’editore Barbera, da Sonnino stesso e Leopoldo Franchetti.
All’interno del circolo Peruzzi, Carlo Fontanelli rappresentò una figura chiave quale divulgatore e promotore delle idee del salotto, particolarmente in ambito economico. Entrato nel circolo grazie alla raccomandazione di Bettino Ricasoli, già nel 1868, Fontanelli divenne il braccio operativo di Emilia e Ubaldino. Fu un abile giornalista, in grado di tradurre i concetti economici in un linguaggio accessibile a tutti. Scrisse numerosi articoli per i più diversi giornali, ma anche opuscoli, manuali, e materiali didattici per scuole popolari e istituti di istruzione superiore. Fontanelli aveva il compito di formare l’elettorato che avrebbe dovuto sostenere i candidati cresciuti nel circolo Peruzzi. Per questo Ubaldino affidò a Fontanelli ruoli strategici in tutte le sue iniziative istituzionali. Fontanelli fu socio della Società Adamo Smith, vicesegretario e membro del comitato editoriale della rivista L’Economista, ancora vicesegretario del Circolo Filologico. Egli fu di fatto l’elemento di collegamento tra le élite intellettuali del salotto e il resto della società, incarnando il lato divulgativo e pedagogico dell’impegno di Emilia e Ubaldino.
Quanto questo aspetto dell’operare del salotto fosse importante, lo dimostra l’impegno che entrambi i coniugi spesero nella «Società Adamo Smith». Essa fu fondata da Ubaldino Peruzzi nel 1874 come reazione alle difficoltà operative incontrate dalla «Società italiana di economia politica» che Francesco Ferrara aveva voluto creare qualche anno prima. La differenza tra le due consisteva nella platea di associati. La «Società Adamo Smith» aveva tra i suoi promotori non solo economisti di professione, ma anche politici, amministratori pubblici, industriali e, soprattutto, giornalisti. Questo perché il fine di questa istituzione era di essere uno strumento di pressione politica, in favore dell’adozione di provvedimenti legislativi liberali. A questo scopo non era sufficiente raccogliere cattedratici e studiosi che discutessero di teoria o politiche accademiche, come nella volontà di Francesco Ferrara, ma era necessario mobilitare l’opinione pubblica e le élite di voto. Il ruolo di Emilia, in questo senso, in favore della «Società Adamo Smith» fu fondamentale.
Rimane da chiedersi se tanto sforzo sia stato coronato dal successo, nell’arena che per Emilia Peruzzi era fondamentale, cioè la politica. La risposta è facilmente negativa. Con la caduta della Destra Storica il liberalismo economico che entusiasticamente era stato traghettato dalla «Toscanina» alle politiche dell’Italia unita, perse di smalto e valenza, eradicato da burocratizzazione, statalizzazione e protezionismo. Tuttavia, i giovani protetti di Emilia continuarono a essere figure di spicco nella società italiana, portavoce della rappresentanza proporzionale, finanche del suffragio universale, e di politiche economiche liberali, basate su analisi empiriche.
OPERE
Pubblicazioni
- 1922. Vita di me. Firenze, Vallecchi.
- 2007. Diario (16 maggio 1854-1 novembre 1858). Firenze, Società editrice Fiorentina.
Attività a carattere economico
Traduzioni
Manoscritti e altri documenti
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