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Duchini Francesca

Solbiate Arno (Va), 4 ottobre 1919 – Varese 9 maggio 2010
  • di
    Daniela Parisi, 2024

Negli anni Quaranta del Novecento, Francesca Duchini iniziò la carriera accademica all’Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC) di Milano, appassionandosi subito alla Storia del pensiero economico. Questo contributo ricostruisce a grandi linee la sua vita, la sua carriera accademica e i filoni di ricerca da lei approfonditi. Hanno una particolare importanza nel quadro generale delle sue ricerche scientifiche l’interpretazione del marxismo, tema interessante sullo sfondo della ricezione di questa corrente in Italia e l’analisi degli aspetti economici della dottrina sociale della Chiesa.

Nata a Solbiate Arno, in provincia di Varese, il 4 ottobre 1919, Duchini studiò a Milano e si iscrisse alla facoltà di Economia e Commercio presso l’Università Cattolica. Alle superiori, infatti, si era diplomata in ragioneria e allora il diploma dell’Istituto tecnico commerciale permetteva di frequentare esclusivamente la facoltà di Economia e Commercio. Le sarebbe piaciuto iscriversi a Lettere ma non le era stato permesso.

Si laureò nel novembre 1944 con il professor Francesco Vito (1902-1968) che fu poi rettore della Cattolica dal 1959 al 1965. Tutta la sua vita si dipanò tra l’Università Cattolica e la casa di famiglia col suo bel giardino e una bella vista sui monti fino al Monviso nelle giornate serene. Certo, portò la sua esperienza anche in diversi ambiti e luoghi per incontri e convegni in Italia e all’estero. Nella sua casa morì il 9 maggio 2010.

Il professor Vito si era laureato a Napoli in Giurisprudenza nel 1925, in Scienze Politiche e Sociali nel 1926 e in Filosofia nel 1928; su incoraggiamento del vescovo della città partenopea fu accolto l’anno successivo in Università Cattolica a Milano nell’Istituto di Scienze Economiche diretto da Angelo Mauri (1873-1936). Partì poi per Monaco e Berlino dove, sotto la guida di Adolf Weber (1876-1963), seguì corsi di specializzazione, inaugurando fruttuosi rapporti di collaborazione scientifica con Edgar Salin (1892-1974), il quale aveva studiato a Monaco di Baviera economia politica, ma anche diritto, filosofia, storia dell’arte e letteratura; era stato professore ad Heidelberg e poi a Basilea.

La levatura di Vito fu presto notata da Luigi Einaudi, il quale era sempre alla ricerca di talenti da inviare all’estero; ciò consentì al giovane studioso di godere, fra il 1932 e il 1938, di ben sei fellowship finanziate dalla Rockfeller Foundation, con tappe alla London School of Economics – dove fu affidato alla supervisione di von Hayek – a Columbia University, Chicago, Yale, Princeton, Harvard, Oslo, Stoccolma e Copenaghen. Vastissima la sua produzione scientifica e anche ricchissima la sua presenza in organismi decisionali a livello di Unesco, Accademia dei Lincei, Associazioni di docenti universitari a Londra e Malines. Fu tra i primi componenti del CNEL ed ebbe incarichi presso la Presidenza del Consiglio e il Credito Italiano. Ugualmente importante fu la rilevanza di Vito in ambito ecclesiale fino alla celebrazione del Concilio Vaticano II al quale partecipò come uditore laico. Oltre a tutto questo, Francesco Vito fu anche un caposcuola, e tra gli allievi su cui ebbe influenza vi fu Francesca Duchini, che egli indirizzò e seguì nella carriera accademica.

Francesca Duchini voleva approfondire il pensiero di un autore classico e fu il professor Vito a consigliarle Karl Marx in modo da aiutare i cattolici a non considerarlo esclusivamente come avversario politico. Considerando la sua teoria come una possibile evoluzione del pensiero di Adam Smith, Francesco Vito le assegnò la tesi dal titolo “La teoria del valore di Karl Marx e il suo influsso sugli economisti italiani”.

Per preparare la tesi impiegò molto più tempo del previsto perché non erano allora disponibili al pubblico i testi di Marx: si era infatti nel periodo della repubblica di Salò e la biblioteca dell’UCSC era stata trasferita a Piacenza per paura dei bombardamenti: vicino all’Università c’era la caserma di Polizia e il rischio di attacchi era molto alto. In secondo luogo, i libri di Marx nelle altre biblioteche si trovavano in un reparto riservato e per accedervi ci voleva un permesso speciale. La stesura di una tesi non era una ragione valida. Per sua fortuna aveva un’amica che lavorava alla biblioteca di Gallarate: fu lei a procurarle i libri di cui necessitava per svolgere la sua tesi. Con il suo aiuto, infatti, i testi di Marx vennero rilegati con copertine di altri manuali, in modo da renderli non riconoscibili durante il tragitto in treno da Solbiate verso Milano e viceversa.  Ricordava in un’intervista alla rivista Presenza della UCSC, di aver

“vissuto male gli anni in cui ero una studentessa universitaria. Un giorno c’era lo sciopero dei treni, un giorno la paura del bombardamento, un giorno suonava l’allarme e tutti dovevamo correre a quel terribile seminterrato della Cattolica dove ci riparavamo in caso di eventuali bombe. Mi andavo a nascondere anch’io, anche se sono sempre stata convinta che la Cattolica, in caso di attacco, sarebbe crollata interamente” (Zanotto 2010).  

Si laureò nel novembre 1944. Terminato il corso universitario, Vito indirizzò Duchini all’Università di Basilea dove si era trasferito Edgar Salin; sotto la sua guida ella maturò l’interesse per la storia del pensiero economico, diventando nei decenni successivi una tra gli studiosi più esperti di questa disciplina.

Insegnò all’Università Cattolica di Milano fino al 1989: il suo impegno e le sue capacità scientifiche la portarono a conseguire la posizione di professore ordinario di Storia delle dottrine economiche nel 1973: fu la prima donna ad affermarsi in Italia ai vertici della professione in una disciplina economica. Nella stessa tornata concorsuale due altri docenti divennero ordinari di Storia delle dottrine economiche: Umberto Meoli (1920-2002) e Piero Barucci (n. 1933).

Numerose sono le opere di Duchini: testi a scopo didattico, articoli pubblicati in riviste scientifiche, e contributi in volumi collettanei. È impossibile qui enumerare tutte le sue pubblicazioni, mi limiterei a mettere in luce i campi principali di ricerca.

Il fil rouge della sua produzione è senza dubbio il tema del legame tra storia del pensiero economico e problematiche etiche, argomento che vediamo compiutamente approfondito nel contributo del 1961 su L’inconciliabilità del pensiero sociale cattolico con le dottrina collettivistiche; lo stesso tema fu divulgato negli articoli Neutralità dell’economia e responsabilità dell’economista (Duchini 1971) e Scienza economica e giudizi di valore nella storia del pensiero economico (Duchini 1978). Oltre al pensiero economico italiano, esaminò le teorie del periodo tra le due guerre (Duchini 1994).

Altri e fecondi sono stati i campi di analisi da lei indagati. Innanzitutto fu autrice di un manuale di economia politica (Duchini 1957); di due scritti del 1960 sul rapporto tra profitto e progresso tecnico (Duchini 1960a e 1960b); di vari contributi su tematiche legate alla dottrina sociale della Chiesa: sulla enciclica Populorum Progressio (Duchini 1968), sulla dottrina sociale nel suo complesso (1995) e su temi ecclesiali (Duchini 2003a). Non mancano nella sua bibliografia alcuni saggi su temi contemporanei: l’operatore economico (Duchini 1972), il capitalismo e la società industriale (Duchini 1981), il programma economico e le scelte di valore del PCI alla luce dei suoi valori (Duchini 1982a); alcuni studi dedicati a singoli autori, tra cui una biografia di Joseph Alois Schumpeter (Duchini 1983a), un’analisi sul pensiero di Giuseppe Toniolo e di Igino Petrone (Duchini 1982b), e due scritti dedicati a Francesco Vito (Duchini 1983b e 2003b).

Non si può mancare di sottolineare il lavoro di Francesca Duchini come prima studiosa in Università Cattolica di Marx e del marxismo. Marx era stato conosciuto in Italia solo dopo il 1870; questo ritardo viene attribuito dagli storici all’influsso dominante del socialismo mazziniano. Gli economisti italiani non avevano dimestichezza con lo studio dei sistemi economici e la loro attenzione puntò verso la teoria del valore. Si dovettero attendere gli anni Ottanta del secolo scorso perché comparissero le prime traduzioni integrali delle opere di Marx ed Engels e, con queste, si approdasse a riconoscerne il valore scientifico, ad impegnarsi in una loro conoscenza approfondita e in una seria diffusione.

Gli economisti italiani manifestarono subito un accento critico di fronte a Marx, ma percepirono che la sua analisi del sistema portava ad un rinnovamento e a una revisione del dibattito sui problemi dell’economia italiana; si trattava di un risveglio dell’economia politica “sonnacchiosa” e di un indubbio stimolo alle discussioni sociali (Michels 1909). Nel 1892 si formò nel partito socialista una corrente marxista che si impegnò a diffonderne i principi teorici, e ad affermare il principio della “necessità” del comunismo. Questa corrente aveva il centro di diffusione nel periodico La critica sociale, fondato nel 1891 da Filippo Turati (1857-1932) e Anna Kuliscioff (1857-1925).

In quegli anni in Italia il marxismo acquistò il carattere di dottrina scientifica e ci fu chi si impegnò anche ad insegnare questa novità: gli economisti diffusero la teoria di Marx, pur non condividendola appieno. Antonio Labriola (1843-1904) fu l’unico filosofo che la storiografia considera esponente a pieno titolo della teoria socialista. Il diffondersi del marxismo fu favorito in Italia anche dal formarsi di un capitalismo moderno accompagnato da tutti quei fenomeni che Marx aveva analizzato cinquant’anni prima: aumento della disoccupazione, concentrazione dei capitali, e impoverimento delle masse.

L’analisi delle correnti socialiste – sansimonismo, fourierismo, comunismo, socialismo scientifico – presentata da Duchini nella sua tesi di laurea ebbe sicuramente come fonte secondaria le opere di Luigi Dal Pane (1903-1979) e come fonti primarie quelle di Achille Loria (1857-1943), Antonio Graziadei (1873-1953) e Roberto Michels (1876-1936).

Nel 1946 Duchini riportò nella sua prima pubblicazione i risultati della ricerca fino ad allora svolta, riguardante la teoria del valore economico secondo Karl Marx e il suo influsso sugli economisti italiani. L’intento di Duchini era quello di mettere in rilievo l’importanza storica della teoria marxiana come insieme di strumenti per conoscere aspetti fondamentali del capitalismo concorrenziale, e in secondo luogo di sottolineare l’inconciliabilità tra i presupposti antropologici della teoria marxiana e i contenuti del Magistero sociale della Chiesa cattolica.

Ecco quindi che Duchini si mise ad analizzare i primi saggi dei marxisti italiani: Achille Loria (1857-1943) e la sua teoria del valore, Arturo Labriola (1873-1959), Francesco Coletti (1866-1940), e Antonio Graziadei. Passò poi a pubblicare gli Studi sul marxismo (Duchini 1947), le Nuove interpretazioni del pensiero di Marx (Duchini 1955) e Il marxismo nell’Unione sovietica (Duchini 1956).

Negli anni Cinquanta del secolo scorso Marx era stato riscoperto come teorico della dinamica del sistema in un’ottica macroeconomica. È in questa ottica che Duchini presentò gli studi di Pierre Bigo (1906-1997) autore di importanti studi sulla dottrina sociale della Chiesa, su economia e umanesimo e su economia del Terzo Mondo; importò in Italia anche le opere di Jean Marchal (1905-1995), e Henri Chambre (1908-1994) che espose con nitidezza e meticolosità i contenuti del primo manuale russo sul marxismo del 1954, non ancora tradotto in altra lingua (Parisi 2019, pp. 138-139).

Marx è considerato da Duchini un classico perché “ha contribuito a capire il suo tempo affrontando problemi che economisti precedenti avevano lasciato in ombra, fornendo intuizioni o spunti analitici che economisti successivi hanno potuto adattare a ipotesi diverse per interpretare una realtà in continua evoluzione” (Duchini 1985, p. 56). La teoria di Marx non si può ignorare senza spezzare la continuità dell’evoluzione scientifica e impoverire così la scienza economica.

Duchini ha offerto una lettura del pensiero di Marx che non può essere correttamente compresa se non in riferimento alla dottrina sociale della Chiesa. In particolare l’autrice si chiedeva se le indicazioni contenute nel pensiero sociale della Chiesa fossero conciliabili con i principi e le strutture del sistema collettivistico. A questo proposito, mise in rilievo come l’enciclica sociale Mater et Magistra (Giovanni XXIII, 1961) sottolineasse il fine trascendente degli esseri umani e la dignità della persona umana che trova la sua origine in Dio. L’umanità è perciò l’origine e il fine dell’organizzazione sociale perché in questa si realizza compiutamente la personalità.

Indubbio è però anche l’apprezzamento da lei espresso verso gli strumenti economici conoscitivi di una fase storica del capitalismo che erano stati elaborati da Marx. Marx ha colto, secondo Duchini, in modo coerente aspetti rilevanti del processo di produzione:

“la essenziale dinamicità del capitalismo; la spinta inarrestabile al progresso tecnico; le relazioni tra progresso tecnico e disoccupazione e fra disoccupazione e salari; la tendenza alla instabilità e alla concentrazione; la possibilità di determinare la struttura dei prezzi partendo dalla struttura produttiva e non dal mercato” (Duchini 1955, pp. 455-459).

Per lei la constatazione che le implicazioni della teoria marxiana non si sono verificate non autorizza ad affermare che la teoria economica di Marx è da “mettere in soffitta”, ma induce semmai a verificarne le ipotesi e a introdurne di nuove. Come tutti gli strumenti conoscitivi può e deve essere continuamente perfezionato e adeguato al mutare delle condizioni storiche (Duchini 1985, pp. 68-70).

Di questi elementi del giudizio di Duchini su Marx si trova ampia traccia nel manuale L’evoluzione storica degli schemi di analisi della distribuzione del reddito. Appunti di storia delle dottrine economiche (Duchini 1970), sulla cui base impartiva i corsi di Storia delle dottrine economiche per gli studenti dell’Università Cattolica e, infine, nel suo ultimo manuale Storia del pensiero economico (Duchini 1985). Nel capitolo 5 (La teoria economica di Marx) l’autrice dedica una pagina ai tratti essenziali della concezione filosofica di Marx, un’altra alla definizione del materialismo dialettico, e il resto del capitolo (pp. 57-70) all’analisi del modo in cui le forze produttive producono le condizioni materiali per risolvere l’antagonismo di classe e generare la nuova società che per Marx è la società definitiva: il socialismo. Riportando Marx stesso (libro III, vol. I, cap.15, p. 351), Duchini scrive: “il vero limite della produzione capitalistica è il capitale stesso”.

La puntuale presenza di Duchini nel suo ufficio dell’Istituto di Economia della Cattolica alimentò i contatti con gli studenti che facevano domanda di laurearsi sotto la sua guida. Nello schedario della Biblioteca dell’UCSC risultano 57 tesi di laurea di cui Duchini è stata relatrice. Alcuni di questi studenti mantennero anche successivamente un rapporto professionale con lei. La prima allieva di Duchini fu Giovanna Valassina (1944-1979). Laureatasi nel 1968 sotto la guida di Luigi Frey (1934-2019), conseguì nel 1973 il PhD alla London School of Economics (LSE), con una dissertazione sulla teoria della rendita nella storia del pensiero economico, sotto la guida di Lionel Robbins (1898-1984), chairman di LSE. Il lavoro di Valassina fu pubblicato in italiano nel 1976. Il suo successivo studio, che verteva sulla storia della teoria economica del salario, purtroppo non figura nella sua bibliografia, in quanto disperso dopo la morte prematura.

Il lavoro di accompagnamento alla stesura delle tesi portava ad un indubbio miglioramento dell’impegno degli studenti. Ricordo con soddisfazione, fra gli altri, il lavoro svolto da Marcello Gualtieri, che ora insegna Economia del lavoro e Macroeconomia all’Università di Torino e di Claudia Rotondi che è professoressa ordinaria di Storia del pensiero economico nella Facoltà di Scienze Politiche e Sociali (fino al 31 ottobre 2012: Facoltà di Scienze Politiche) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Fra i suoi allievi c’ero anch’io e con gli anni Ottanta entrai nella facoltà di Economia come ricercatrice, a stretto contatto con la “maestra” Duchini e all’interno del Dipartimento. Una esperienza davvero preziosa e stimolante che si tradusse nella produzione di titoli e nella progressione della carriera accademica, fino all’ordinariato. Al mio pensionamento, la cattedra di Storia del Pensiero Economico è ora ricoperta da Sebastiano Nerozzi.

Alcuni di questi laureati sono stati fondatori nel 2017 dell’Associazione Francesca Duchini che ogni anno organizza per gli studenti un ciclo di seminari attorno ad un tema generale per approfondire argomenti storici ed economici. Consultando il sito dell’Associazione si trova l’elenco dei titoli e dei relatori di ogni incontro, anno per anno: Etica ed economia, Impresa e innovazione sociale, Economia al femminile, Impresa mercato e responsabilità sociale, Economia e visione dell’uomo, Economia per la polis. Per il 2024 il titolo scelto per la serie di incontri è: “Democrazia ed economia: storia, dibattiti e prospettive”. L’Associazione progetta la pubblicazione on line di un periodico.

Molto altro si potrà conoscere e scrivere su Francesca Duchini quando sarà ordinato il materiale conservato nell’Archivio generale per la storia dell’Università Cattolica.


 L’elenco completo degli scritti di Francesca Duchini si trova nel sito dell’Associazione Francesca Duchini, all’indirizzo https://associazioneduchini.it/scritti/.

OPERE

Pubblicazioni

  • 1945. La teoria del valore di Karl Marx e il suo influsso sugli economisti italiani, tesi di laurea UCSC.
  • 1946. “La teoria del valore economico secondo Carlo Marx e il suo influsso sugli economisti italiani”. Rivista internazionale di scienze sociali, XVII, 1, marzo, pp. 27-43.
  • 1947. “Studi sul marxismo”. Rivista Internazionale di Scienze Sociali, LV, gennaio-marzo, pp. 52-56.
  • 1955. “Nuove interpretazioni del pensiero di Marx”. Rivista Internazionale di Scienze Sociali, settembre-ottobre, pp. 455-459.
  • 1956. “Il marxismo nell’Unione Sovietica”. Rivista Internazionale di Scienze Sociali, marzo-aprile, pp.152-157.
  • 1957. Economia politica. Roma, Edizioni ACLI
  • 1960a. Il profitto nella teoria economica contemporanea: saggio di storia delle dottrine economiche. Milano, Giuffré.
  • 1960b. Profitto e progresso tecnico. Milano, Vita e Pensiero.
  • 1961. “L’inconciliabilità del pensiero sociale cattolico con le dottrine collettivistiche”. In I nuovi termini della questione sociale e l’Enciclica “Mater et Magistra”. Milano, Vita e Pensiero, pp. 44-65. Seconda ed. 1962.
  • 1968. I problemi dell'economia mondiale alla luce della Populorum Progressio. Milano, Vita e pensiero.
  • 1970. L’evoluzione storica degli schemi di analisi della distribuzione del reddito: appunti di storia delle dottrine economiche. Milano, Celuc.
  • 1971. “Neutralità dell’economia e responsabilità dell’economista”. Vita e Pensiero, LIV, 12 dicembre, pp. 60-71.
  • 1972. “Profilo dell’operatore economico”. Vita e pensiero, 55, 6, pp. 96-100.
  • 1978. Scienza economica e giudizi di valore nella storia del pensiero economico. Milano, Vita e Pensiero.
  • 1981. “Capitalismo e società industriale: contributi per una critica costruttiva”. Il ragguaglio librario: rassegna mensile bibliografico-culturale, 11, pp. 378-380.
  • 1982a. “Economia e scelte di valore nei materiali per un programma economico del PCI”. Vita e pensiero, 3 marzo, LXV, pp.15-20
  • 1982b. “Giuseppe Toniolo, Igino Petrone e l'epistemologia della scienza economica: alcune osservazioni”. In Maria Livia Fornaciari Davoli e Giuseppe Russo (a cura di), Attualità del pensiero di Giuseppe Toniolo, Milano, Angeli.
  • 1983a. “Società, sviluppo, impresa: a cento anni dalla nascita di Schumpter”. Vita e pensiero, 66, 12, dicembre, pp. 46-55.
  • 1983b. “Il problema del Mezzogiorno nel pensiero di F. Vito”. In AA.VV., Studi in onore di Gino Barbieri: problemi e metodi di storia ed economia, Pisa, IPEM, vol. 2, pp. 765-792.
  • 1985. Storia del pensiero economico. Milano, Principato.
  • 1994. “Il pensiero economico italiano nel ventennio fra le due guerre: alcune considerazioni sulla sua storia”. Quaderni dell’Istituto di teoria economica e metodi quantitativi, Milano, Cattolica.
  • 1995. La dottrina sociale della Chiesa nella Rivista internazionale di scienze sociali, 1943-1967. Quaderni del Centro di ricerche per lo studio della dottrina sociale della Chiesa, a cura di Francesca Duchini, Daniela Parisi, Claudia Rotondi, vol. 3.
  • 2003a. “Le Settimane sociali nell'esperienza della Chiesa italiana: dal primo dopoguerra all'interruzione degli anni Trenta”. In Parisi, Daniela; Rotondi, Claudia (a cura di), Francesco Vito: attualità di un economista politico, Milano, Vita e pensiero, pp. 59-103.
  • 2003b. Francesco Vito: attualità di un economista politico, a cura di Daniela Parisi, Claudia Rotondi, Milano, Vita e pensiero.

Attività a carattere economico

Traduzioni

Manoscritti e altri documenti

BIBLIOGRAFIA

  • Dal Pane, Luigi. 1926. “Antonio Labriola e il marxismo in Italia”. Critica Sociale, 4, pp. 56 ss.
  • Dal Pane, Luigi. 1935. Antonio Labriola, la vita e il pensiero. Roma, Edizioni Roma.
  • Faucci, Riccardo. 2000. L’economia politica in Italia dal Cinquecento ai nostri giorni. Torino, UTET.
  • Graf, Ruedi. 2010. “Edgar Salin”. Dizionario Storico della Svizzera (DSS). https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/029928/2010-08-23. Consultato il 09.12.2023.
  • Michels, Roberto. 1909. Storia del Marxismo in Italia. Roma, Mongini.
  • Parisi, Daniela. 2004a. “Sailing the Atlantic to study Economics. Rockefeller Philanthrophy and Pioneering of Specialization in the USA”. Quaderni dell’Istituto di Teoria Economica e Metodi Quantitativi n. 39. Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore.
  • Parisi, Daniela. 2004b. “In ricordo di Giovanna Valassina a venticinque anni dalla sua morte”. Rivista Internazionale di Scienze Sociali, 2, pp. 229-232
  • Parisi, Daniela. 2008. “Revealing the connection between the Gospel and history: The definition of ‘economics at the service of humankind’ in the analysis of Francesco Vito”. In Bateman, B. and H.S. Banzaf (eds), Keeping faith, losing religion: religious belief and political economy, Durham (N.C.) - London, Duke University Press, pp. 88-113.
  • Parisi, Daniela. 2012. “Vito Francesco Maria Gerardo”. In Enciclopedia Treccani. Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Economia. https://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-maria-gerardo-vito_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Economia). Consultato 02/06/2024
  • Parisi, Daniela. 2019. “Francesca Duchini studiosa di Marx”. In Mocarelli Luca; Nerozzi, Sebastiano (a cura di), Karl Marx fra storia, interpretazione e attualità (1818-2018), Firenze, Nerbini, pp. 135-141.
  • Salin, Edgar. 1973. L’economia politica: storia delle idee da Platone ai giorni nostri, a cura di Francesca Duchini, Milano, Vita e pensiero.
  • Valassina, Giovanna. 1976. La teoria della rendita nella storia del pensiero economico, Torino, Utet.
  • Zanotto, Cesare. 2010. “L’addio a Francesca Duchini” www.cattolicanews.it/news-dalle-sedi-l-addio-a-francesca-duchini

FONTI ARCHIVISTICHE

  • Carte Francesca Duchini. Archivio generale per la storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.

SITOGRAFIA

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