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Cutting Origo Iris

Birdlip, England, 15 agosto 1902 – Chianciano Terme, Siena 28 giugno 1988
  • di
    Francesca Dal Degan, 2025

Iris Cutting, storica e biografa di grande valore, unì la passione per la storia e la letteratura a un attivo impegno sociale ed economico. Trasformò la tenuta di La Foce in Val d’Orcia in un modello di sviluppo e coesione sociale. La sua opera interpretò il proprio tempo con sensibilità e visione innovativa, contribuendo anche alla storia delle donne.

Iris Cutting nacque a Birdlip il 15 agosto 1902, figlia di William Bayard Cutting, filantropo e diplomatico americano, e di Sybil Cuffe, aristocratica anglo-irlandese. Fin da bambina fu immersa in un ambiente internazionale e colto, esperienza che plasmò profondamente la sua formazione. La precoce scomparsa del padre lasciò un segno indelebile nella sua vita. Nel 1911, la madre acquistò la rinascimentale Villa Medici sulle colline di Fiesole, costruita nel 1458 da Michelozzo per Cosimo de’ Medici e successivamente dimora del nipote Lorenzo. La scelta di stabilirsi in Italia rispondeva al desiderio espresso dal padre, che auspicava per la figlia una crescita in un luogo «cui non appartenesse», lontana dall’Inghilterra, per renderla «davvero cosmopolita nel profondo» e libera dalle ombre del nazionalismo (Origo 1984: 92).

A Villa Medici, grazie alla stretta amicizia della madre con Bernard Berenson, celebre critico d’arte, Iris entrò in contatto con una cerchia di intellettuali di primo piano, tra cui Geoffrey Scott, rinomato storico dell’architettura e biografo. L’educazione che ricevette, incentrata sullo studio dei classici, della letteratura e della storia, fu eccezionalmente stimolante. Questo ambiente cosmopolita e il fervore culturale fiorentino contribuirono a formare in lei una visione universale, orientandola verso un profondo senso di responsabilità sociale e impegno civile, che più tardi si tradusse nelle sue iniziative in Val d’Orcia e nelle molteplici attività di volontariato che promosse.

Nel suo libro autobiografico Immagini ed Ombre, Iris Origo rievoca l’infanzia con affetto e lucidità, esprimendo il forte legame con la famiglia e le radici, ma anche la consapevolezza di appartenere a un mondo complesso e in trasformazione. Descrive il passato come un filo sottile che unisce le generazioni e riconosce nella sua educazione cosmopolita la chiave per comprendere la propria posizione, sospesa tra culture diverse: «Crescendo, sentivo di appartenere a una lunga tradizione familiare, ma anche di essere sospesa tra mondi diversi» (Origo 1970).

Nel 1924, Iris sposò Antonio Origo, aristocratico italiano, con cui decise di intraprendere un progetto di vita che fosse al tempo stesso familiare e sociale. La coppia acquistò la tenuta di La Foce, un’estesa proprietà di circa 3500 ettari nella Val d’Orcia, all’epoca una delle zone più aride e povere della provincia di Siena. Il territorio, caratterizzato da terre incolte, infrastrutture inesistenti e condizioni di vita estremamente precarie per la popolazione contadina, richiedeva interventi radicali. Gli Origo avviarono un’imponente opera di bonifica e modernizzazione agricola, sostenuta dal Consorzio di Bonifica della Val d’Orcia, presieduto da Antonio, e dai fondi del programma di bonifica agraria promosso dal governo fascista. Gli interventi furono profondi e sistematici: furono regimate le acque per contrastare l’aridità dei terreni, costruite strade per migliorare la viabilità e introdotte rotazioni colturali più produttive, con la piantumazione di uliveti e vigneti. Parallelamente, fu avviato un ampio progetto di recupero architettonico che interessò sia le cinquantasette case coloniche – molte delle quali in stato di abbandono – sia l’edificio principale della tenuta, originariamente una locanda quattrocentesca appartenuta all’Ospedale di Santa Maria della Scala. Con la collaborazione dell’architetto Cecil Ross Pinsent, già noto per il lavoro svolto con Bernard Berenson a Villa I Tatti, Iris curò il restauro e l’ampliamento dell’edificio, trasformandolo in una raffinata dimora circondata da un magnifico giardino. Progettato da Pinsent, lo spazio verde mescolava la rigorosa geometria dei giardini all’italiana con il «gusto inglese» di Iris, caratterizzato da alberi maestosi e ricche fioriture, che rendevano più accogliente l’aspro paesaggio della Val d’Orcia: «Lei e Pinsent addomesticarono e umanizzarono l’aspro paesaggio [...] trasformando la casa colonica in un’elegante magione circondata dai giardini progettati da Pinsent, ricchi dei fiori e degli alberi maestosi tipici del ‘gusto inglese’ di Iris» (Clarke 1998: 187-188).

Il progetto degli Origo, però, andava oltre l’efficienza economica. Entrambi credevano nell’importanza di migliorare le condizioni di vita dei contadini e delle loro famiglie, creando una comunità solidale. Alle famiglie furono assegnate abitazioni rinnovate, dotate di servizi igienici e cucine moderne; vennero costruite una scuola per i bambini, un ambulatorio medico e spazi comuni come la cappella, il dopolavoro e una clinica, a beneficio delle circa seicento persone tra mezzadri e braccianti che vivevano e lavoravano alla Foce. Questa visione, che Iris definiva «umanizzazione» dell’economia, si tradusse in un modello virtuoso di sviluppo rurale partecipativo volto alla valorizzazione del lavoro e al perseguimento del benessere collettivo.

Nel suo libro autobiografico Immagini ed Ombre, rievocando quel periodo, scrive: «Però dai ventun anni, epoca del mio fidanzamento, fino ai trentacinque, non scrissi alcunché. Erano i primi anni di matrimonio, gli anni dell’infanzia di mio figlio e del mio sforzo di condurre, alla Foce, un tipo di vita assolutamente nuovo; gli anni nei quali mi identificai col lavoro della tenuta e con gli interessi di mio marito e divenni, se possibile, una persona alquanto diversa» (Origo 1984: 167). Quegli anni rappresentarono per Iris un periodo di profonda trasformazione personale, durante il quale le sue convinzioni sociali si radicarono e si tradussero in azioni concrete a favore della comunità rurale.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale rappresentò un momento di svolta nella vita degli Origo. Con l’Italia coinvolta nel conflitto e le truppe tedesche presenti sul territorio, La Foce divenne un rifugio per sfollati e soldati alleati in fuga. Nonostante i rischi, Iris e Antonio non esitarono a offrire ospitalità e protezione a chi era in pericolo, trasformando la loro casa in un centro di solidarietà umana e civile. Vi trovarono rifugio bambini rimasti orfani a causa della guerra, perseguitati politici e soldati alleati in fuga. Tra rischi e tensioni, Iris e Antonio aiutarono la Resistenza, offrendo protezione e supporto logistico. Infatti, se nei primi anni del fascismo, come molti aristocratici e intellettuali italiani, Iris mostrò un atteggiamento di cauta osservazione delle azioni del regime, con lo scoppio della guerra e l’occupazione tedesca dell’Italia, la sua opposizione divenne più esplicita e concreta, culminando nell’aiuto diretto alla Resistenza. Così, il diario che Iris tenne in quegli anni, War in Val d’Orcia, divenne una delle testimonianze più vibranti della guerra vissuta dalla gente comune. Attraverso le sue pagine, il lettore è trasportato nella quotidianità di un’Italia dilaniata dalla guerra, ma anche animata da straordinari gesti di coraggio e umanità. L’opera non è solo un resoconto storico, ma una profonda riflessione sul senso della responsabilità individuale e collettiva e, più in generale, dei tratti distintivi della condizione umana che, in tempi di guerra, emergono in modo straordinariamente nitido, attraverso atti di coraggio e di solidarietà (Origo 1947).

La vocazione letteraria di Iris Origo emerse in seguito a un evento profondamente doloroso: la perdita del primogenito Gianni, morto di meningite a soli otto anni nel 1933. Il lutto la spinse a prendersi una pausa dalla vita a La Foce e dal marito Antonio, trovando rifugio per alcuni mesi in Inghilterra. Fu in questo periodo che conobbe Virginia Woolf, la quale la descrisse nel Diario come «giovane, tremula, nervosa assai – balbetta un po’ – ma ha gli occhi onesti; molto azzurri» (Woolf 1983: 327). Il loro incontro avvenne presso la Hogarth Press, dove Origo si era recata per la pubblicazione del suo primo libro, Allegra (1935), una biografia della figlia di Byron e Claire Clairmont morta prematuramente. Rievocando quel momento, Iris scrisse: «Ricordo nitidamente il giorno in cui, non senza apprensione, portai il dattiloscritto del mio libro Allegra – appena accettato dalla Hogarth Press – a Tavistock Square. L’ufficio si trovava al piano terra, ma, mentre stavo per andarmene, la voce di Virginia fluttuò per le scale: «“Portala su, Leonard, portala su”. E dopo un minuto eravamo sedute a un tavolino rotondo, con l’ospite che versava il tè da una grossa teiera marrone e mi interrogava: “Ora mi racconti... come ci si sente a svegliarsi la mattina in una fattoria toscana?”» (Origo 1984: 171).

La pubblicazione di Allegra segnò l’inizio di un percorso letterario che si sarebbe consolidato negli anni successivi con opere dedicate a figure storiche e letterarie. Tra le sue biografie più significative figurano Leopardi: A Study in Solitude (1935), Tribune of Rome (1938) su Cola di Rienzo e The World of San Bernardino (1962), che analizza il pensiero etico ed economico di Bernardino da Siena. L’approccio di Origo alla biografia non si limitava al resoconto dei fatti: per lei era un atto creativo e profondamente umano, basato sull’immedesimazione empatica con i suoi soggetti. Tale visione, condivisa anche con Virginia Woolf durante le loro conversazioni, rifletteva la convinzione che la storia potesse essere raccontata non solo attraverso gli eventi, ma anche attraverso le emozioni e la vita interiore dei protagonisti.

Questa attenzione alle relazioni intersoggettive e alla dimensione umana emergeva anche nella gestione di La Foce. Il rapporto con i contadini non si fondava sul paternalismo, ma su collaborazione e rispetto reciproco. Iris promuoveva la partecipazione attiva e l’autonomia delle persone coinvolte nel progetto agricolo, mostrando nella pratica la stessa sensibilità che caratterizzava le sue opere. La connessione tra la sua vita alla Foce e la produzione letteraria fu colta acutamente da Mario Praz, che scrisse: «Il giardino di Iris è ora l’archivio, e le aride carte ella fa che si espandano come i fiori seccati giapponesi che rifioriscono al contatto dell’acqua. È una ricercatrice fortunata, accurata e infaticabile» (Praz 1966: 163).

Nel secondo dopoguerra, Origo intensificò la sua attività di scrittrice e studiosa, ampliando i suoi interessi alla storia economica e sociale. Tra le sue opere più celebri figura The Merchant of Prato (1957), un’attenta ricostruzione della vita di Francesco di Marco Datini attraverso lo studio dei suoi archivi. L’opera offre un vivido affresco della società mercantile toscana del XIV secolo, combinando rigore storiografico e sensibilità narrativa. La sua produzione, vasta e variegata, comprende biografie, saggi storici e scritti autobiografici come Images and Shadows (1970), in cui racconta la propria vita tra Inghilterra e Italia, e War in Val d’Orcia (1947), diario della Seconda Guerra Mondiale in Toscana che testimonia il coraggio e la solidarietà della gente comune durante il conflitto.

Nel complesso, l’opera di Iris Origo si colloca in una tradizione letteraria che coniuga approfondimento storico e partecipazione emotiva, offrendo al lettore non solo informazioni, ma una comprensione empatica e sfaccettata dei personaggi e dei contesti narrati. La sua capacità di unire rigore e umanità, sensibilità femminile e analisi storica, rimane uno degli aspetti più originali e duraturi del suo percorso intellettuale.

Un aspetto rilevante della rete di relazioni intellettuali e sociali di Iris Origo fu l’amicizia e la collaborazione con Elsa Dallolio (1890-1965), figura di spicco nel panorama dell’attivismo sociale e del volontariato in Italia. Dallolio, attiva nella Croce Rossa Italiana e nell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, trovò in Origo un’alleata preziosa nella promozione di iniziative a favore delle donne, dei bambini e delle famiglie colpite dalla guerra.

Le due donne condividevano l’impegno per il miglioramento delle condizioni di vita in Italia, una visione comune riguardo al ruolo delle donne nella società e all’importanza dell’educazione e dell’assistenza sociale come strumenti di emancipazione. La comune sensibilità nell’affrontare le questioni sociali e politiche del tempo emerge sia dal libro che Origo scrive per Elsa, Ritratto di un’amica (Firenze, Passigli, 1988), che dalla raccolta di lettere Che vale moralmente l’Italia? Lettere di Gaetano Salvemini e Giustino Fortunato a Elsa Dallolio (1912-1929) (Roma, Bulzoni, 2001), in cui si fa più chiara la comune propensione per le idee riformiste e democratiche dell’epoca.

Animata da questi ideali, nel periodo della ricostruzione postbellica, Origo intensificò il suo impegno sociale contribuendo alla fondazione del Fondo Artigianato Fiorentino, volto a sostenere gli artigiani toscani colpiti da una devastante alluvione. Il progetto mirava a ricostruire l’economia locale, incoraggiando la formazione professionale, l’accesso al credito e la valorizzazione delle tradizioni artigianali, con particolare attenzione alla condizione delle donne, incoraggiate a intraprendere attività produttive per conquistare maggiore autonomia economica.

Iris Origo morì nel 1988, lasciando un’eredità che va oltre le opere scritte e le realizzazioni concrete a La Foce. La sua vita rappresenta un esempio di come l’intellettuale possa e debba essere parte attiva nella società, traducendo le proprie riflessioni in azioni capaci di incidere sulla realtà. La visione di un’economia «della vita», centrata sulle persone e sui loro bisogni, rimane un modello di riferimento per chiunque creda in uno sviluppo sostenibile e solidale.

Oggi, la tenuta di La Foce è non solo una testimonianza tangibile del lavoro svolto da Iris e Antonio Origo, ma anche un centro culturale che ospita eventi e iniziative volte a mantenere viva la memoria di questo straordinario progetto di rinascita territoriale. Le opere di Iris meriterebbero di essere lette e studiate, apprezzate per la loro capacità di coniugare rigore scientifico, sensibilità narrativa e impegno civile.

OPERE

Pubblicazioni

  • 1935. Leopardi. A biography. London, Oxford.
  • 1935. Allegra. The Hogarth Press, London.
  • 1938. Tribune of Rome: a biography of Cola di Rienzo. Londra, The Hogarth Press.
  • 1947. War in Val d’Orcia: An Italian War Diary 1943-1944. Londra, Jonathan Cape.
  • 1949. The last attachment: the Story of Byron and Teresa Guccioli as told in their unpublished letters and other family papers. New York, Scribner’s Sons.
  • 1957. The Merchant of Prato: Francesco di Marco Datini. London, Cape.
  • 1958. A measure of love. New York, Pantheon.
  • 1970. Images and Shadows: Part of a Life. Londra, John Murray.
  • 1980. The world of San Bernardino. Bundoora, La Trobe University Library.
  • 1984. A need to testify: portraits of Lauro de Bosis, Rith Draper, Gaetano Salvemini, Ignazio Silone and an essay on biography. San Diego, Harcourt Brace Jovanovich.
  • 2018. A Chill in the Air: An Italian War Diary, 1939-1940. Londra, Pushkin Press.

Attività a carattere economico

  • 1924. Acquisto della tenuta La Foce e inizio della trasformazione in modello di produzione agricola e di convivenza civile.
  • 1940-1943. Lavora per la Croce Rossa Italiana
  • 1966. Collabora attivamente per la fondazione del Fondo Artigianato Fiorentino e ne diviene la presidentessa

Traduzioni

  • 1958. Il mercante di Prato. Francesco di Marco Datini, trad. Nina Ruffini. Milano, Valentino Bompiani Editore.
  • 1968. Guerra in Val d’Orcia. Diario 1943-1944, trad. Elsa Dallolio e Paola Ojetti. Firenze, Vallecchi Editore.
  • 1974. Leopardi. Storia di un’anima. Milano, Rizzoli.
  • 1984. Immagini e ombre. Aspetti di una vita, trad. Grazia Lanzillo. Milano, Longanesi.
  • 1985. Bisogno di testimoniare. Quattro vite e un saggio sulla biografia. Milano, Longanesi.
  • 1988. Un’amica. Ritratto di Elsa Dallolio. Firenze, Passigli.
  • 1992. Allegra. La figlia di Byron, trad. Anna Rusconi. Milano, Mondadori.
  • 2019. Un brivido nell’aria. Vigilia di guerra 1939-1940, Passigli, Bagno a Ripoli.

Manoscritti e altri documenti

BIBLIOGRAFIA

  • Barolini, Helen. 2006 “Iris Origo: To the Manor/Manner Born”, Their Other Side. Six American Women & the Lure of Italy. New York, Fordham University Press, pp. 235-273.
  • Cordova, Ferdinando. Che vale moralmente l’Italia? Lettere di Gaetano Salvemini e Giustino Fortunato a Elsa Dallolio (1912-1929). Roma, Bulzoni, 2001.
  • Cro, Stelio. 2002. Iris Origo. Dalle radici del neorealismo alla solitudine dell’utopia. Montepulciano, Le Balze.
  • Cro, Stelio. 2010. Il caso Iris Origo. Antologia critica. Milano, Todariana Editrice.
  • Dunn, Richard M. 1998. Geoffrey Scott and the Berenson Circle: Literary and Aesthetic Life in the Early 20th Century. Lewinston, Mellen.
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  • Lysy, Katia. 2019. “Afterword”. In Iris Origo, Images and Shadows: Parts of a Life, New York, New York Review of Books, pp. 375-382.
  • Moorehead, Caroline. 2000. Iris Origo: Marchesa di Val d’Orcia. Londra, John Murray.
  • Origo, Benedetta; Livingston, Morna; Laurie, Olin. 2001. La Foce: A Garden and Landscape in Tuscany. Philadelphia, University of Philadelphia Press.
  • Origo, Antonio. 1937. Verso la bonifica integrale di un’azienda nella Val d’Orcia – Risultati di dodici anni di lavoro, Memoria letta nell’Adunanza del 10 gennaio 1937, Atti, III, pp. 18-30
  • Pomaré, Carla. 2024. “Un ordito toscano: La Foce e Villa Solaia negli scritti di Iris Origo e Arturo Vivante”. In Cristina Iuli e Stefano Morello (a cura di), Trame Transatlantiche. Relazioni letterarie tra Italia e Stati Uniti 1949-1972, Milano, Mimesis, pp. 39-56.
  • Pomata, Gianna. 2007. “Dalla biografia alla storia e ritorno: Iris Origo tra Bloomsbury e Toscana”. Genesis, 6/1, pp. 117-156.
  • Praz, Mario. 1966. Cronache letterarie anglosassoni. Roma, Edizioni di storia e letteratura, III.
  • Rosini, Sandra. 2003. Iris Origo e la sua opera di assistenza all’infanzia. Montepulciano, Le Balze.
  • Ross, Silvia. 2012. “Conflict, mobility and alterity: World War II and the Italians in Eric Newby and Iris Origo”. Studies in Travel Writing, 16, 2, pp. 149-162.
  • Valli, Stefania.1990. La rivista Botteghe Oscure e Marguerite Caetani: La corrispondenza con gli autori italiani, 1948-1960, Fondazione Caetani.
  • Wilde-Menozzi, Wallis. 1990. “Iris Origo, 1902-1988. An Encomium”. South-West Review, 75/4, pp. 483-501.
  • Woolf, Virginia. 1983. The Diary of Virginia Woolf, Vol. 4: 1931-1935. In A. O. Bell (a cura di), New York, Harcourt Brace Jovanovich.
  • Yelin, L. 2005. “‘Divided Loyalties’: Iris Origo’s War in Val d’Orcia”. a/b: Auto/Biography Studies, vol. 20, 1, pp. 1-17.

FONTI ARCHIVISTICHE

  • Archivio privato di proprietà della famiglia
  • Archivio Storico dell’ANIMI
  • Centro Studi generazioni e Luoghi - Rete Archivi Biellesi

SITOGRAFIA

  • https://www.lafoce.com

Immagini

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